Il 9 sett. 1943 evasero i prigionieri (russi, jugoslavi, greci e inglesi) del campo di Cortemaggiore e si diressero in montagna, risalendo le valli dell’Arda e dello Stirone (6).
Formarono così, per sopravvivere e sottrarsi alla cattura, piccole bande ai confini delle province di Parma e Piacenza, attorno al M. Carameto e lungo la displuviale Vernasca-Borla-Bore-M. Pellizzone. In seguito molti si dispersero in altre zone e rimase in località Settesorelle la:
Banda autonoma “Giovanni lo slavo” com.te Giovanni Grcavaz, composta prevalentemente di jugoslavi, russi e un inglese. Questa banda tenne contatti con Leonardo Maccagni da Fiorenzuola d’A. (7).
Successivamente, databile fine ottobre 43, nella zona Morfasso-Ferriere, si formarono altre piccole bande, composte prevalentemente di elementi locali; tra queste ne ricorderemo solo (8) due:
Banda autonoma “Prati” com.te Giuseppe Prati;
Banda autonoma “Inzani” com.te Pietro Inzani “Aquila Nera”, che per molto tempo ignorò la prima.
A Lugagnano aveva lo studio l’avv. Vladimiro Bersani (9), che nel novembre ’43 aveva preso contatti col CLN provinciale. Agli inizi del 1944 (data non precisabile) provvide a collegare le varie piccole bande, formandole in squadre e poi “distaccamenti” (10), a superare le differenze ideologiche, a costituire sul M. Lama una base non legata ai centri abitati.
“Nella primavera del 1944”, data che può fissarsi alla fine di aprile o ai primi di maggio, queste formazioni si ordinarono e furono riconosciute:
38a BRIGATA GARIBALDI (com.te V. Bersani “capitano Selva”) su diversi distaccamenti (“Giovanni lo slavo”, “Prati-, -Renzi”, “Maccagni”, “Inzani”, “Pipp”) che andarono man mano aumentando. Commissario politico Pio Pietro Godoli (“Renato”). La brigata usufruì subito di un lancio (che andò in parte disperso) e superò la prova del rastrellamento luglio-agosto ’44, durante la quale cadde (19-7-’44) V. Bersani e rimase gravemente ferito “Renato”.
Dopo il 19-7-’44, il comando passò per elezione a Giuseppe Prati, comm.rio Arnaldo Tanzi “Arnaldo”; tuttavia “Giovanni lo slavo” volle una certa autonomia e il territorio fu diviso in due settori: alla destra e alla sinistra dell’Arda.
Verso il 30 agosto ’44, anche il distaccamento autonomo fu riconosciuto quale brigata. A tale data il territorio compreso tra il torrente Riglio e il torrente Stirone comprendeva le due formazioni:
38a BRIGATA GARIBALDI “Wladimiro Bersani” com.te Giuseppe Prati; comm.rio Arnaldo Tanzi. 62a BRIGATA GARIBALDI “Luigi Evaiigelisti” com.te Giovanni Grcavaz; comm.rio (?) Emilio Varani.
Qualche giorno dopo il 26 sett. ’44 (11), oltre un centinaio di sappisti operanti nella pianura tra Piacenza e Cremona, guidati in parte da Dario Bianchera, si trasferirono presso la 3811 brigata (12). Questo cospicuo afflusso, che andava a sommarsi a precedenti esodi dalla pianura di giovani che intendevano sottrarsi alle leve della RSI, costrinse le due brigate a formarsi in divisione. che benedisse la sua bandiera il 12-11-’44 a Morfasso (13).
I DIVISIONE GARIBALDINA DI PIACENZA “W. BERSANI”
Comando: com.te Giuseppe Prati, comm.rio Arnaldo Tanzi “Arnaldo” (14), Capo SM Sergio Mojarisky “Francesco”;
38a brigata Garibaldi: com.te Dario Bianchera “Dario”;
141a brigata Garibaldi: com.te Guglielmo Beghi “Villy”;
142a brigata Garibaldi: com.te Renato Raiola “Romeo”, caduto il 13-1-’45 e sostituito dal comm.rio Giuseppe Narducci “Pippotto”;
62a brigata Garibaldi: com.te Giovanni Grcavaz “Giovanni lo slavo”, che mantenne una certa autonomia fino alla sua destituzione (6-12-’44). Fu sostituito, in un primo tempo, dal comm.rio Emilio Varani.
Si giunse così al rastrellamento invernale ’44-’45, che per la div. “Bersani” ebbe il suo culmine nei giorni 6, 7, 8 del gennaio 1945. Dopo questa data il comando di divisione cessò di funzionare, pur mantenendo contatti con le brigate che, ridotte di uomini, non si dispersero mai del tutto.
Nella primavera del 1945, poco alla volta (15), la divisione si ricostituì secondo le nuove direttive del CVL e del comando XIII zona:
DIVISIONE “VALDARDA”
Comando:com.te Giuseppe Prati, comm.rio Pio Pietro Godoli (sostituito, a fine marzo ’45, dopo il suo trasferimento in Valnure, da Arnaldo Tanzi), CSM Carlo Magrini;
38a brigata “A. Villa”: com.te Elesio Gobbi, comm.rio Luigi Bussacchini;
62a brigata “L. Evangelisti”: com.te Romolo Carini, comm.rio Ernesto Vigevani;
141a brigata “A. Castagnetti”: com.te Franco Rovelli, comm.rio Gaetano Dodi;
142a brigata “Romeo”: com.te Giuseppe Narducci, comm.rio Vittorio Cravedi;
1a brigata di manovra Oltrepò “T. Vaccari”: com.te Carlo Gaboardi, comm.rio Bruno Gandolfi;
2a brigata di manovra “E. Gallinari”: com.te Fermo Freschi, comm.rio Mario Della Valle;
Brigata “Inzani” (16): com.te Giuseppe Panni, comm.rio Antonio Ferrari;
Brigata “Ballerini” (17): com.te Guglielmo Gori, comm.rio Aldo Guglielmetti.
Tale si presentò la divisione alla liberazione di Piacenza; salvo la 62a brigata, che si diresse a Monticelli d’O. e la “Oltrepò”, che si diresse a Lodi, dopo aver costituito una testa di ponte a S. Rocco al Porto.
(Note)
(6) Altri fuggitivi si nascosero nelle campagne di Cortemaggiore. In questa opera di aiuto e di avviamento prigionieri si prodigarono, ancor prima dell’8 sett., Calcedonio Maccagni, il figlio Leonardo detto “Macao”, lo slavo Cedomir Ristich detto il “Tesoriere”, la Bianca Carrà, l’autista fiorenzuolano Cidà. Questa organizzazione clandestina, che ebbe contatti anche col Vaticano e con la “Ginetta” di Settesorelle, potrebbe considerarsi una banda autonoma, ma non fu riconosciuta tale dalla CRRQP.
(7)Una prova che esistessero già bande armate, ma composte prevalentemente di ex prigionieri slavi, si ha nell’episodio del 1° ottobre ’43 (data approssimata di uno o due giorni) quando, in una cascina del comune di Bardi, giunse un carico d’armi e munizioni proveniente da Caorso, trasportatovi con un camioncino dal col. Pietro Minetti. Il carico fu ceduto dai rappresentanti del PCI piacentino (Giuseppe Molinari, Paolo Belizzi, Giuseppe Narducci, un quarto non identificato e l’anarchico “Isabella”), recatisi sul posto, a una “banda di slavi, per la inesistenza in loco o nelle vzctnanze di altre bande italiane” (test. Paolo Belizzi).
(8)In alcuni volumi, recentemente editi, si citano con una certa abbondanza nomi di presunti capi di altre “bande autonome”. Certamente le persone citate erano in luogo, ma quali “sfollati” o “sbandati”; in seguito divennero comandanti di distaccamento della 381 brigata. Mi sono attenuta, del resto, alla “Relazione sui fatti d’arme della divisione Val d’Arda, della XIII zona del CVL – Wladimiro Bersani” in data 10-7-1945 a firma (Giuseppe) Prati. A pag. 1 si legge: “Con la primavera 1944 incomincia per i Patrioti della Val d’Arda la fase attiva vera e propria. Questo inizio (… ) [si] confonde con quello di Bersani, Inzani, Prati in una aureola di eroismo e di gloria (… )”.
(9)Anagraficamente esatto. Tuttavia, nei documenti partigiani, è solitamente scritto Wladimiro. Bersani appartenne al PCI.
(10)Inizialmente le direttive del comando delle formazioni Garibaldi (Luigi Longo) prevedevano solo squadre, distaccamenti, al massimo brigate. Poi, anche per esse, il criterio della “guerriglia” andò snaturandosi e si vollero adottare forme e denominazioni proprie della “guerra guerreggiata”. Influirono, forse, più che esigenze militari, considerazioni politiche sul dopo.
(11)A fine settembre si ebbero in pianura rastrellamenti condotti da reparti della GNR, dalle BB.NN. e da SS. tedesche. Il 26 sett. ’44 fu bruciata la Baracca di Roncarolo di Caorso. Furono trucidati due partigiani (Giulio Fittavolini e Teodoro Vaccari) e arrestati altri, tra cui il colonnello Minetti, di cui alla nota 7.
(12)Le diverse squadre SAP della pianura piacentina verso Cremona costituenti la I zona SAP, tra il Po e il basso corso del torrente Ongina, ebbero all’inizio e mantennero fino alla liberazione forti legami con le due brigate della val d’Arda 381 e 62a; più con la 38a, tanto che un distaccamento della SAP provinciale si denominò “38- SAP” e anche “38- brigata SAP”, ma il rango di brigata non credo sia stato riconosciuto dalla CRRQP.
(13)E’ importante precisare questa data (da alcuni autori fissata 2 nov., da altri 15 nov.). Se a metà di ottobre ’44 la situazione sembrava precipitare per le forze tedesche in Italia e la propaganda spingeva, quasi la vittoria fosse solo da raccogliere, già alla fine di ottobre l’offensiva sulla linea gotica si era fermata, ai primi di novembre l’informazione avvertiva che ingenti forze tedesche e della RSI stavano stringendo la “zone libere” e preparando l’offensiva. L’ll novembre giunse eco dell’invito di Alexander di “disperdersi”. In questa situazione, ingrossare le formazioni era militarmente intempestivo e pericoloso. E ciò avvenne non solo per la pressione del commissario Venturi”, che – in definitiva – eseguiva le direttive di Longo e del CVL, ma per volontà di tutti, compreso il parroco di Morfasso.
(14)In effetti “Arnaldo” era il comm.rio della 38a brigata e sostituiva “Renato” ancora convalescente. A fine novembre “Renato” riprese il suo posto.
(15)La costituzione delle nuove brigate avvenne gradualmente; le ultime, nell’ordine in cui le ho elencate, si formarono nell’aprile ’45.
(16)Questa brigata “Inzani”, costituita da Pippo Panni, rientrato in val d’Arda dalla val Nure, non va confusa con l’omonima della div. “Valnure”.
(17)Questa brigata, formata da numerosi disertori -mongoli” (più propriamente nominati in Liguria “calmucchi”), si costituì negli ultimi giorni; non partecipò direttamente alla liberazione di Piacenza; inizialmente si nominò “G. Prati”, ma le brigate dovevano assumere solo nomi di caduti e perciò mutò il nome.
(Tratto da “Piacenza nella guerra di liberazione – Rassegna Bibliografica – Elenco formazioni XIII zona” di Maria Luisa Cerri, a cura del Comitato Provinciale A.N.P.I Piacenza)